martedì 5 aprile 2011

Vai!

La selezione aveva luogo su una piccola pista, facile, in cima alla quale si arrivava grazie ad una seggiovia. Il che non era niente male perchè chiunque abbia mai sciato, anche una solta volta, sa perfettamente quanto più comoda e rilassante sia la seggiovia rispetto allo skilift, per il semplice fatto che da una seggiovia si presuppone non si possa cadere. Su uno skilift, questa certezza diviene pura preghiera.

L'affitto di sci e scarponi comporta sempre una certa perdita di tempo così arrivai al punto di incontro che il gruppo era già formato e pronto ad iniziare la prima salita. Noi principianti eravamo facili da individuare perchè avevamo tutti lo stesso sguardo disperso e sulle labbra un tremolio costante. Che non era paura ma un bisogno inconscio di pregare. Io, che in fatto di percezioni di eventi sciagurosi sono sempre un poco avanti, cominciai il mio avvicinamento al divino già in negozio quando ancora non avevo infilato del tutto il primo scarpone. Arrivai alla seggiovia praticamente in una catarsi religiosa e in coda verso la prima salita cominciai con una nenia che nelle intenzioni, credo, volesse essere una specie di rosario ma che nella realtà doveva sembrare una sorta di possessione demoniaca. Sulla seggiovia chiesi la remissioni dei miei peccati al vicino ma come risposta ebbi solo: "ti tiro giù se ti avvicini" che un po' bruscamente mi spense ogni ardore religioso.

In cima alla pista ci disposero in file, e quello fu il solo caso in cui gli ultimi era tanto un bene che restassero ultimi. Io, malgrado ebbi gran cura di mettermi in coda al gruppo nella salita, mi ritrovai nel mezzo di una fila. Qualcosa da qualche parte non aveva funzionato. Le file erano disposte ai bordi della pista. Nel mezzo ci stava un accompagnatore CAI che, a turno, dava il via al primo di una delle file. "Vai", era il comando. E l'omino si lanciava. Io cominciai a sudare...

Alla fine della pista, l'omino in questione, subiva la famosa selezione: in base alla tecnica dimostrata finiva con un istruttore o con un altro. Io, la sola cosa a cui riuscivo a pensare era di non finire contro un albero. Quando gli omini davanti a me cominciavano a scarseggiare e l'inevitabile si stava per presentare, cominciai un serio dialogo con le parti del mio corpo che più di altre avrebbero dovuto compiere miracoli quel giorno: "piedi, gambe, ginocchia, bacino, tronco, braccia, testa... quando è tempo di curvare, a unisono!" L'idea di base era semplice: se curva tutto il corpo, anche gli sci avrebbero dovuto curvare. Se anche una sola parte del corpo non avesse partecipato alla curva, è sicuro che gli sci l'avrebbero seguita. Gli sci curvano solo se c'è una forte integrità di intenti.  Come logica mi parve avere la sua efficacia. Ora però mi toccava dimostrarla.

"Vai", mi suggerì una voce.

"Chi, io?"

"Vai!", ripetè.

Andai...

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